Roberto Codroico è nato nel 1945 in provincia di Kassel, Germania, da padre italiano e madre tedesca. Nel 1953 si è trasferito a Padova con la famiglia. Frequentata per un anno l'Accademia di Belle Arti di Venezia, è passato poi alla facoltà di Architettura della medesima città, dove ha conseguito la laurea. Dedicatosi per alcuni anni all'insegnamento, dal 1977 è architetto nel ruolo speciale Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Con questa veste ha vissuto una straordinaria esperienza (com'egli stesso dice) di progettazione e direzione di lavori di restauro di un gran numero di monumenti di interesse storico-artistico. Segnaliamo gli interventi presso la Rocca di Riva del Garda, di Castel Romano nelle Giudicarie, del castello di Fornace, nella chiesa di S. Maria a Trento, il Duomo di Trento, il Palazzo delle Albere, il Castello del Buonconsiglio. É autore di numerosi saggi di storia dell'arte e di restauro ed ha insegnato Storia dell'architettura e delle tecnologie edilizie presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Trento, svolgendo anche corsi integrativi di architettura tecnica e di restauro. É stato tra i soci fondatori del Circolo Trentino per l'Architettura Contemporanea.
Dipingere è un modo di vivere ... è uno stato di piacere che bisogna interrompere per assolvere alle necessità della vita - per usar le parole con cui egli presenta il proprio percorso di ricerca. Codroico, dunque, non si è mai prefisso lo svolgimento di un programma o il rispetto di un "Manifesto" quanto piuttosto il cercare in sè stesso, interpretando l'arte come una disciplina interiore mirata a indagare l'intima forma della propria psiche. Quasi una forma filosofica di ritorno alle "essenze" che lo ha lasciato libero di sperimentare le materie e il prodursi dei segni. Ha così spaziato dal tema prediletto della figura e del volto femminile, agli oggetti della vita di tutti i giorni esplorati nel loro mutare col variare della posizione e delle reciproche relazioni; dalla fotografia ispirata alle avanguardie sperimentando distorsioni (come nel ritratto del Maestro Hans Richter che fu pubblicata nella rivista "Cinema Nuovo" diretta da Guido Aristarco); alla produzione di oggetti di piccole dimensioni a forma di parallelepipedo che, aperte, rivelavano con ironia contenuti insospettabili; alle scatole di materiali diversi (metallo, legno, plastica), autentiche sculture cui si sommava la gestualità istintiva ed un colorismo memore delle esperienze di un Pollock. Per tornare alla superfice piana ed ai fogli di carta, passando attraverso composizioni realizzate attraverso la ripetizione, secondo linee orizzontali, di "puntini" ottenuti con la punta del pennello.
Nell'opera donata al Museo - una tempera su carta intitolata "Composizione" del 1980 - egli raggiunge quella essenzialità degli elementi per cui i segni - che hanno perso lo spessore ed il vigore passionale delle sciabolate dei disegni di 15 anni prima - si risolvono e si trasfigurano in entità figurate, percorrendo la semplificazione fin quasi al simbolico.